Il primo settembre 1939, con l’invasione tedesca della Polonia, aveva inizio la seconda guerra mondiale.
Mussolini vantava l’esistenza di centocinquanta divisioni perfettamente armate e appoggiate da dieci milioni di riservisti. L’aviazione invece era il vanto e fiore all’occhiello dell’Italia fascista. Egli era ministro della Guerra, della Marina e dell’Aeronautica ed aveva sempre presieduto le commissioni per il riarmo.
Iniziata l’invasione tedesca della Polonia, Mussolini informò i suoi ministri che aveva deciso, almeno per il momento, di non intervenire nel conflitto. Scartando il termine "neutralità", che gli sembrava vile e rinunciatario, coniò l’espressione "non belligeranza". Per lui le parole avevano più importanza dei fatti. Richiese e ottenne da Hitler un messaggio nel quale l’Italia era esentata dall’intervento in guerra.
Mussolini, nell’ottobre-novembre 1939, attuò un vasto "cambio della guardia". Badoglio restò a capo dello Stato Maggiore Generale, ma a capo dello Stato Maggiore dell’Esercito fu nominato il maresciallo Graziani, già Viceré d’Etiopia (carica lasciata nel novembre ‘37 al Duca d’Aosta), quel Graziani che era adatto alla guerra e alla guerriglia coloniale, ma non lo era nella prospettiva di una guerra europea. Una vasta rotazione investi i ministri, e anche il segretario del PNF Starace fu esonerato (aveva ingannato Mussolini sull’orientamento degli italiani a favore dell’intervento) e, nominato Capo di Stato Maggiore della Milizia, venne sostituito da Ettore Muti.
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